Teatro delle Ariette

di e con Paola Berselli e Stefano Pasquini
sul testo omonimo di Catherine Zambon


L’evento

Ne abbiamo fatti tanti di spettacoli nella vita di prima. L’ultimo, Trent’anni di grano, ha debuttato a Matera per la capitale europea della cultura nell’ottobre 2019, soltanto un attimo prima che si cominciasse a parlare di pandemia.

Poi i progetti in atto a marzo 2020 sono deragliati, come la vita di tutti. Si è fatto del vuoto e in questo vuoto sono apparsi dei fantasmi che hanno cominciato piano piano a prendere spessore e consistenza di materia. La stoffa dei sogni si è fatta carne e le parole, i pensieri e i sentimenti si sono coagulati in azioni e relazioni, sono diventati teatro.

Nella primavera-estate 2020 abbiamo creato e messo in scena nei campi delle Ariette E riapparvero gli animali da un testo inedito scritto durante il primo lockdown, aprile 2020, da Catherine Zambon, autrice contemporanea francese.

Ora lo riproponiamo, arricchito di contenuti autobiografici in puro stile “Ariette”, e lo presentiamo in una nuova versione adatta a sale, spazi teatrali oltre che per luoghi aperti.

E riapparvero gli animali è proiettato in un futuro distopico che assomiglia drammaticamente al nostro presente. La protagonista è una donna di settant’anni, che dopo aver attraversato l’Epoca dei Grandi Contagi e il lungo periodo di Riorganizzazione Faunistica e Sanitaria, durante il quale erano stati eliminati tutti gli animali ritenuti colpevoli di essere portatori di malattie, si trova a confrontarsi con la realtà di un mondo nuovo, moderno e crudele, indurito, buio e senza pietà.

Un mondo che il primo maggio di non si sa bene quale anno futuro si ritrova sull’orlo di una catastrofe inaudita.

Quello che ci ha colpiti di questo testo, oltre la fantascienza distopica, è soprattutto l’umanità della protagonista, la sua compassione verso tutte le manifestazioni della vita. Nelle pieghe di questo testo, proiettato nel futuro, l’autrice fa scivolare tutto il nostro presente, indecifrabile, misterioso, enigmatico. E ci sono tutte le domande che in questi mesi, oramai due anni, ci hanno accompagnato senza trovare risposte, quando non si poteva fare teatro, andare al cinema, vedere gli amici, uscire di casa, entrare in un bar… quelle domande che oggi vogliamo condividere con voi.

Entroterre Festival fa parte di Bologna Estate 2024, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città Metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.

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EmiRo Band

Tiziana Andreoli Voce e chitarra
Barbara Baldini A più voci 
Stefano Linari Fisarmonica e Organetto
Marco Cesare Chitarra


L’evento

Una formazione tipicamente emiliana presenta un piccolo viaggio alla scoperta dei luoghi d’origine delle musiche, dei balli e dei canti popolari dell’Emilia-Romagna, la terra dell’arte dei suoni, il cui patrimonio musicale ha segnato e impreziosito la storia della cultura della regione. Un progetto che racconta questo territorio e la sua tradizione, tra passato e presente, attraverso le indimenticabili melodie che spaziano dalla musica folkloristica al pop-rock e che ancora invitano a ballare e sognare.

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Di e con Donatella Allegro
Sonorizzazione in live set di Stefano D’Arcangelo

Voci fuori campo di Jadel Andreetto, Jessica Mazzetti
Le testimonianze di Noella Bardolesi, Giuseppe Daini, Gianni Dal Monte, Salvatore Fais, Romeo Zazzaroni sono tratte dal documentario
OGR-Le Officine della Memoria: storia di lavoro, amianto e lotte per la salute”.
Con la collaborazione di: Andrea Caselli, Silvano De Matteo, Giovannino Albanese, Elia Dal Maso


L’evento

Dal 1908 al 2018, negli stabilimenti di via Casarini, sono state attive le Officine Grandi Riparazioni. Qui per decenni – passando attraverso due guerre mondiali, l’occupazione, la Resistenza, la ricostruzione del paese – operai e artigiani arrivati dalla città o da paesi lontani montavano e riparavano i treni. Lo facevano con le loro mani, lo facevano con maestria, lo facevano con la passione di chi nel lavoro forgiava se stesso e un paese che cambiava volto. Finché, alla fine degli anni Settanta, non si è capito che qualcosa di grave stava succedendo: un killer silenzioso colpiva tra quelle mura, nell’indifferenza di chi sapeva e non voleva dire. Quel killer si chiamava amianto ed era ovunque, non solo nelle OGR e non solo a Bologna. Ed è giunto allora il tempo di altre riparazioni: il tempo di riparare i corpi, la fabbrica, le ferite, i torti; il tempo della lotta.

Quella delle OGR di Bologna non è solo una storia del passato e non è solo una vicenda di dolore e sconfitte: è anche e soprattutto una storia di lavoratori, di mobilitazione e di determinazione per conquistare la sicurezza sul lavoro e la sicurezza ambientale, una lotta che nelle OGR raggiunge il suo culmine nel passaggio tra gli anni Settanta e gli anni Novanta del secolo scorso e che oggi non possiamo considerare sorpassata né del tutto vinta. Lo spettacolo ripercorre i passaggi fondamentali di questo luogo e di quegli anni, ne fa storia e musica, per trasmettere il testimone della memoria e per affermare con forza che il lavoro non deve più uccidere.

Altre Riparazioni ha debuttato il 5 ottobre 2022 nell’ambito della rassegna “CulturalMente per la memoria” in Bologna Estate, in collaborazione per la parte documentaria e le fonti d’archivio con AfeVA Emilia Romagna, patrocinato e finanziato dal Comune di Bologna e dalla Fondazione di Innovazione Urbana.

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Guglielmo Pagnozzi sax soprano
Filippo Cassanelli contrabbasso
Andrea Grillini batteria


L’evento

Un trio legato da una particolare affinità elettiva, dove la lirica intensità del suono acustico si combina con una personalissima vena improvvisativa. Un concerto che esplora il linguaggio e il repertorio jazzistico con particolare attenzione alla musica di Charles Mingus, Thelonious Monk e John Coltrane, esprimendo una forte intensità emotiva in una forma pura ed essenziale.

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L’evento

L’esplosivo Show Case, tra hip hop e rap, dell’artista torinese è in arrivo a Bologna.

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Si ringrazia Fondazione Cassa di Risparmio di Cento.

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Tolga During Chitarra
Enrico Pelliconi Fisarmonica
Pippi Dimonte Contrabbasso


L’evento

Liberdjango è nato nel cuore della Romagna, dove tre musicisti con radici jazzistiche si sono imbarcati in un viaggio musicale alla ricerca di melodie suggestive. Fedeli al loro nome, questo trio naviga abilmente attraverso le composizioni senza tempo di leggende come Astor Piazzolla e Django Reinhardt, omaggiando anche compositori italiani come Ennio Morricone. Queste composizioni sono state tutte meticolosamente riarrangiate per adattarsi allo stile unico del trio, e una grande parte del repertorio è scritta dai membri del trio stesso. Nelle loro performance lasciano sempre spazio all’improvvisazione, infondendo dinamicità ed espressività a ogni concerto. Il risultato è un’odissea poetica, ricca di un distintivo sapore europeo. Nonostante la loro recente formazione, Liberdjango ha già ricevuto inviti per esibirsi negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito, in Germania, in Ungheria e in Slovenia.

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Socal-Alongi-Buzzo Gypsy Trio

Francesco Socal Voce, sassofono, clarinetto
Paolo Alongi Chitarra classica
Andrea Buzzo Chitarra manouche


L’evento

Il Socal/Alongi/Buzzo Gypsy trio recupera le origini dello swing pre-bop e della musica di Django Reinhardt. 

Il trio è composto da Ciccio Socal, musicista versatile al clarinetto e sax, che aggiunge un tocco vocale ispirato all’early jazz, Paolo Alongi, chitarrista solista con radici nella musica classica e una passione per Django Reinhardt; e Andrea Buzzo, chitarrista ritmico e solista con il gypsy jazz nel cuore. 

Questo trio, formatosi dalla comune passione per lo swing, si è perfezionato come dancing swing band, con l’obiettivo di riscoprire questo genere musicale come veicolo per serate danzanti.

Ballerini balboa e lindy hop sono sempre graditi ospiti alle esibizioni della band, che collabora frequentemente con crew danzanti. 

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L’evento

Nel 1929 lo scrittore ungherese Frigyes Karinthy ha immaginato una teoria secondo la quale si può unire chiunque con chiunque altro su questo pianeta con una catena al massimo di sei conoscenze.
Sei Gradi è diventato uno spettacolo teatrale del 1990, un film, 6 gradi di separazione di Fred Schepisi del 1993 e un programma di Radio3 Rai a cura di Luca Damiani in cui attraverso una serie di legami e di punti in comune si fanno dialogare musiche e musicisti lontani nel tempo, nello spazio e nei generi.
In Entroterre Festival, Sei Gradi diventa un format live di dialogo – delle interviste travestite da concerto – con musicisti e il loro repertorio, sia originale che non, scandito da sette legami. Luca Damiani, direttore artistico del Festival, conduce le interviste.

In occasione del Festival Maccaferri della Chitarra Centopievese, si continua con Roberto Taufic: una vita vissuta tra il Brasile e l’Italia, accompagnata dall’inconfondibile sound jazz.

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Martina Spertino Voce
Dj Nicholas Salvador
Amedeo Fresia Launchpad e Synth


L’evento

Un albero antico che resiste nella tempesta di neve e sotto il quale trovi riparo. Ritmi antichi in cui tornare al centro, a quel tempo in cui forse è tempo di ritornare.

Spinta da un profondo desiderio di parlare alla propria generazione, Martina trova nella musica elettronica il mezzo per comunicare tematiche attuali e delicate, nei ritmi techno canale per farle risuonare forti e decise. Temi delicati, ritmi serrati.

Il marmo, con la sua purezza angelica e la sua essenza fredda e magica, diventa un tema centrale comprendere la dualità di Martina: materiale associato alla bellezza, utilizzato per creare opere d’arte e maestose cattedrali, ma presente anche in luoghi oscuri come chiese e cimiteri.

L’essenza del nome scelto da Martina risiede nel contrasto intrinseco tra bellezza e leggerezza, forza e consistenza. Questa dualità è profondamente intrecciata con il materiale stesso e con i diversi modi in cui l’umanità lo ha utilizzato nel corso dei secoli. È all’interno di questo contrasto che Martina e i suoi collaboratori hanno composto, creato e comunicato la loro musica combinando i ritmi duri della techno con le dolci melodie del pop, con l’obiettivo di evocare emozioni che risuonassero forte e che rimanessero impresse con decisione nella mente di chi ascolta e balla.

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Xenia Pappa Voce
Max Costa Chitarra
Michele Zappoli Basso
Lorenzo Cappelletti Batteria


L’evento

Una narrazione, non solo autobiografica, è ciò che il progetto pop/rock Late Bloom promette di portare in scena.

Il nome è ispirato da due elementi: il mese di novembre (in cui Xenia è nata), il cui fiore caratteristico, il crisantemo, è a fioritura tardiva; il fatto che Xenia stessa è considerata una “late bloomer”.

È diventata una cantante professionista più tardi nella vita: dopo un primo percorso professionale in ingegneria ambientale, ha iniziato gli studi universitari in canto e scrittura solo dopo essere diventata madre.

Le canzoni sono arrabbiate, amare e dispiaciute, avvolte in melodie melanconiche ed esplosive. Un tentativo di rompere gli schemi e di vivere la vita come ha sempre desiderato ed essere libera da ogni pregiudizio ed etichetta.Un progetto, Late Bloom, che aspira ad essere la voce delle madri che hanno abbandonato i propri sogni, dedicato alle donne che sono state domate e plasmate dagli altri.

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