Estro, stravaganza e invenzione

15 Lug 2024 h 19:30
Chiostro degli Agostiniani, Via Umberto I, 5, Bracciano (RM)

I VIRTUOSI ITALIANI

Alberto Martini Maestro di Concerto al violino


L’evento

Il complesso de I VIRTUOSI ITALIANI, nato del 1989, è una delle formazioni più attive e qualificate nel panorama musicale italiano ed internazionale. Viene loro riconosciuta una particolare attitudine nel creare progetti sempre innovativi, una costante ricerca nei vari linguaggi, oltre all’eccellente qualità artistica dimostrata in anni di attività. Si sono esibiti per i più importanti teatri e per i principali enti musicali italiani e nelle più importanti sale del mondo  La loro attenzione e ricerca verso esecuzioni storicamente informate, li ha condotti a esibirsi nel repertorio barocco e classico anche su strumenti originali. 

Così scrive Enrico Girardi sul “Corriere della Sera”: «I Virtuosi Italiani sono un ensemble di assoluto valore. Affrontano il barocco, il classico e il contemporaneo non solo con disinvoltura, ma con una grinta, uno smalto e una “adrenalina” che produce vita e tensione senza portare oltre i limiti di una saggia pertinenza stilistica».

Programma musicale

Antonio Vivaldi
Sinfonia in sol maggiore per archi e basso continuo Il Coro delle Muse RV 149 
Allegro – Andante – Allegro assai

Antonio Vivaldi
Da L’Estro Armonico Opera III Concerto n. 9 in re maggiore per violino, archi e basso continuo RV 230 
Allegro – Larghetto – Allegro

Antonio Vivaldi
da La Stravaganza Opera IV, Concerto n. 1 in si bemolle per violino, archi e basso continuo maggiore RV 383a
Allegro – Largo e cantabile – Allegro

Antonio Vivaldi
Le Quattro Stagioni quattro concerti per violino, archi e basso continuo da Il Cimento dell’Armonia e dell’Invenzione op. VIII
Concerto n.1 in Mi maggiore La Primavera RV 269
Allegro, Largo, Allegro 

Concerto n.2 in sol minore L’Estate RV 315
Allegro non molto, Adagio, Presto  

Concerto n.3 in Fa maggiore L’Autunno RV 293
Allegro, Adagio molto, Allegro

Concerto n.4 in fa minore L’Inverno RV 297
Allegro non molto, Largo, Allegro

Note di sala

«La musica eccezionale è quella degli Ospedali dove le “putte” cantano come gli angeli e suonano il violino, l’organo, l’oboe, il violoncello, il fagotto; insomma non c’è strumento che le spaventi.»

L’opera di Vivaldi contribuì significativamente allo sviluppo del concerto, soprattutto solistico e della tecnica del violino e dell’orchestrazione. Nonostante la grande popolarità che subito raggiunse in tutta Europa, solo una piccola parte dell’imponente produzione concertistica vivaldiana venne data alle stampe durante la sua vita. 
Il manoscritto dei Concerti con molti Instrumenti suonati dalle Figlie del Pio Ospedale della Pietà avanti Sua Altezza Reale il Serenìssimo Federico Chrìstiano… (donato al Principe come ricordo) comprende anche Sinfonia per archi in sol maggiore RV 149 “Il Coro delle Muse”. Una pagina brillante che ben si addice a quell’occasione festosa e da cui traspare una vitalità ancora assolutamente integra, nonostante l’età del compositore.
L’Allegro iniziale, mancando il solista, è giocato interamente sui diversi spessori dell’ensemble orchestrale in una continua variazione delle dinamicità sonore. Di carattere “spiritoso” è invece il secondo tempo, un Andante costruito sulla divisione in due dei violini che da una parte, con l’archetto, cantano la melodia e dall’altra accompagnano in pizzicato. La chiusura è affidata ancora ad un Allegro travolgente, in una conclusione quasi “teatrale” da gran finale prima della calata del sipario.

“L’ESTRO ARMONICO” è una raccolta di dodici concerti opera III di Antonio Vivaldi. La strumentazione è di orchestra d’archi e un violino solista in 4 concerti, 2 violini solisti in altri 4 (2 di questi anche col violoncello) e altri 4 concerti per 4 violini solisti (anche in questo caso 2 concerti anche con il violoncello). 
Il titolo dell’opera è un ossimoro che vuole evidenziare la ricerca del perfetto punto di equilibrio fra due esigenze opposte: da un lato l’estro, cioè la pura fantasia che si scatena in totale libertà, e dall’altro gli stretti vincoli matematici dettati dalle regole dell’armonia. 
Questi concerti ebbero uno strepitoso successo in tutta Europa e, grazie ad essi, il “Prete Rosso” fu per qualche anno il compositore più rinomato. Segnarono il passaggio dal concerto grosso al concerto solistico. Il musicologo Alfred Einstein a proposito di un passaggio del terzo movimento del concerto numero 8 scrisse: “è come se in una sala barocca porte e finestre si spalancassero all’improvviso e si respirasse una ventata d’aria fresca”. Lo studioso vivaldiano Michael Talbot si spinse al punto di affermare che questi lavori sono “forse la più influente raccolta di musica strumentale apparsa nell’intero diciottesimo secolo”.
L’opera 3 fu pubblicata ad Amsterdam da Estienne Roger presumibilmente nel 1711. Roger, infatti, non includeva la data di pubblicazione, ma solo un numero d’ordine e inoltre riciclava i numeri di opere esaurite, come sembra sia capitato anche all’Estro Armonico. La sua uscita fu pubblicizzata con un annuncio sul The Post Man di Londra. 
L’opera fu ripubblicata in modo non autorizzato da John Walsh a Londra e a Parigi, con l’improbabile titolo “Les Troarmonico”. 

“LA STRAVAGANZA” è il titolo di una raccolta di dodici concerti composti tra il 1712 e il 1713, pubblicati per la prima volta nel 1716 da Estienne Roger ad Amsterdam, come opus IV, e dedicati a un nobile veneziano, Vettor Delfino. Nell’intestazione originale, la dedica riporta il seguente testo: «Concerti consacrati a Sua Eccellenza il Signor Vettor Delfino, nobile veneto, da Don Antonio Vivaldi, Musico di Violino, e Maestro de Concerti del Pio Ospitale della Pietà di Venetia.»
I dodici concerti op. 4 conosciuti con il nome di “La Stravaganza” furono citati per la prima volta come raccolta di “Concerti a Quattro” nella Prefazione de “L’Estro Armonico” op. 3. La loro pubblicazione dovette attendere fino al 1716, quando Estienne Roger li pubblicò ad Amsterdam in due volumi di sei concerti ciascuno. Tuttavia, a differenza dell’annuncio originale, “La Stravaganza” è più di una raccolta di concerti per violino solo con accompagnamento d’archi: in cinque concerti il solista è affiancato da un secondo violino solista o addirittura da un violoncello solista (Concerto n. 7).
Le numerose ristampe de “La Stravaganza” testimoniano la sua popolarità e ampia diffusione fino agli anni Trenta del Settecento. Oltre alle stampe sopravvissute, esiste un corpus significativo di fonti manoscritte contenenti versioni alternative di sette concerti. Alcuni di questi manoscritti provengono dalla biblioteca musicale di Johann Georg Pisendel.
La raccolta ha la stessa struttura delle altre due che hanno dato un’impronta fondamentale alla produzione vivaldiana. Si tratta delle celeberrime “Il Cimento dell’Armonia e dell’Inventione” Opera 8 e “L’Estro Armonico” Opera 3, entrambe più famose della presente opera). Come nelle altre due raccolte, ciascuno dei dodici concerti della Stravaganza dura una decina di minuti. 

“IL CIMENTO DELL’ARMONIA E DELL’INVENTIONE” (Opera VIII) contiene dodici concerti per violino e archi, composti da Antonio Vivaldi tra il 1723 e il 1725. 
Iniziamo dal titolo, veramente bello, che mette in risalto la voglia di Vivaldi di comporre delle melodie armoniose, ma anche di sperimentare nuove strade compositive. Al suo interno troviamo nei primi quattro concerti, “Le quattro stagioni”, che sono tra le musiche più conosciute in assoluto del repertorio classico. Come spesso accade quando ci sono dei brani molto famosi, il rischio è che vengano messi in ombra gli altri, che non sono assolutamente da meno e meritano di essere ascoltati alla stessa stregua. Non solo, meglio non snobbare neanche “Le quattro stagioni”, che è vero le ascoltiamo spesso, ma a brandelli da spezzoni televisivi, o da orride suonerie su smartphone, omogenizzate ad uso e consumo di chi le trasmette, ma non di chi le riceve. Meglio quindi fare un passo indietro e ascoltare con attenzione nella versione adeguata proposta da I VIRTUOSI ITALIANI i concerti qui presenti. 

È incredibile pensare che Vivaldi fu dimenticato per decenni e riscoperto solo agli inizi del XX secolo, grazie alle ricerche dello studioso francese Marc Pincherle e in seguito di Alfredo Casella. Vivaldi è anche poeta, ed infatti scrive alcuni sonetti per descrivere con parole le quattro stagioni, che possono essere considerate una guida per seguire l’ascolto dei concerti. “Le quattro stagioni” infatti fanno parte di sette dei dodici concerti cui proposti, che sono stati composti “a programma”. Con la scelta del nome, Vivaldi voleva riferirsi al piacere che egli provava nello sperimentare – soprattutto nella sovrapposizione della forma del ritornello e dell’elemento programmatico – l’idea presente soprattutto nei concerti n. 5, 6 e 10. Questo significa che il loro ascolto, attraverso l’utilizzo degli strumenti, descrive una scena, che spesso è la descrizione di eventi naturali. I sette concerti di questo tipo sono quelli con un titolo: “La tempesta di mare”, RV 253, “Il piacere”, RV 180, “La caccia”, RV 362.

FAQ

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