Paolo Fresu Devil Quartet

28 Lug 2024 h 21:30
Arena Bosco dell'Impero, Via dei Martiri, Ciano d'Enza (RE)

Paolo Fresu Tromba, flicorno, effetti
Bebo Ferra Chitarra
Paolino Dalla Porta Contrabbasso
Stefano Bagnoli Batteria


L’evento

Il Devil Quartet è sul serio un gruppo straordinario. Nato dalle ceneri dell’amato Angel Quartet, glorificato da tanti successi continentali durante il corso degli anni Novanta del secolo scorso, proprio da quell’esperienza ha trovato rinnovata linfa creativa e dopo un energetico inizio prettamente “elettrico” ha scelto di seguire l’idea tutta di Fresu di un nuovo senso di musica “meticciata” o – come la definisce lui stesso, “melangé”.

L’operazione, per niente facile, è addivenuta ad un intelligentissimo completamento quando proponendo quello che sembrava essere stato il gruppo sostanzialmente più “elettrico” del jazz italiano di quegli anni ha proposto nel successivo album “Carpe Diem” una versione completamente acustica dell’espressione musicale, ribaltando canoni e anche le sonnolente abitudini di molti critici che trovano semplice etichettare velocemente un progetto.

L’idea semplicemente “nuova” di Fresu fu dunque quella di dare seguito alla storia della formazione spiazzando la consuetudine e proponendo in quell’occasione un progetto decisamente diverso dai precedenti che proprio nel fatto di essere suonato con strumenti completamente acustici, trovò il suo punto di forza.

Successo ovviamente inimmaginabile che ha ulteriormente rafforzato l’impressionante forza creativa di un quartetto che, come scrissero alcuni attenti recensori, almeno in Europa non aveva eguali. Col tempo, in questi ultimi anni di “live adventures” il progetto è stato capace di recuperare anche le venature elettriche originarie che da sempre fanno amare questo incredibile quartetto e dunque il divertimento (sia del gruppo che degli uditori) è assicurato!

La capacità primaria di questi nuovi “diavoli” è dunque quella di intrecciare linguaggi ed energia come davvero pochi altri. I dialoghi di Fresu con tre autentici assi dell’Italian style (termine coniato dal compianto musicologo Vittorio Franchini) restano dunque quelli di altissimo livello qualitativo al quale il gruppo ci aveva abituato. La sostanza jazzistica viene traslata in territori decisamente creativi, sia nei momenti mossi che in quelli più propriamente lirici o melodici. I termini non sono cambiati e, insieme alla consueta vera arte di un Dalla Porta in sistematico stato di grazia e all’incredibile inventiva di un Bagnoli assurto ormai nel gotha dei drummer contemporanei si aggiunge la versione semplicemente perfetta del “modus” del fraseggio di Bebo Ferra, sempre più vicino alle soglie dell’olimpo chitarristico moderno.

Di Fresu, infine, niente di più da dire se non far notare che sembra avere il dono della quasi infallibilità, proponendo il suo unico suono a disposizione di un lavoro che sembra essere stato creato per rispondere con i fatti alla celebre massima di Fedor Dostoevskij, per il quale solo la bellezza salverà il mondo.

(Vic Albani)

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