Presentazione del libro
con l’autore Gianluca Ferri
Iuri Vallara fisarmonica


L’evento

Gianluca Ferri presenta la sua ultima opera, accompagnato dalle delicate note della fisarmonica di Iuri Vallara.
Un racconto, Con altri occhi. Storie di migranti e migratori, che in realtà li racchiude tutti, una storia universale che coinvolge tanto gli animali quanto gli esseri umani.

“La specie umana è una di quelle che ha viaggiato di più nel corso della sua storia, ma è l’unica ad avere un enorme privilegio: la possibilità di studiare le migrazioni, per provare a svelarne i segreti, ma soprattutto quella di raccontarle.”

SINOSSI

Con le ali, su due gambe, tra le onde o nel vento, la Vita è in viaggio per le strade del mondo sin dalle sue prime timide apparizioni, momento dal quale si è mostrata in tutte le straordinarie forme di cui la storia porta traccia e di cui, ancora, i nostri occhi possono godere. Dal movimento e nel movimento essa si è evoluta, trovando la forma più adatta ad ogni angolo della Terra o il modo migliore per spostarsi da un luogo all’altro e prendere il meglio da ciascuno. Prendere e dare, perché ogni creatura vivente, ogni essere chiamato a compiere un viaggio proporzionato alle sue necessità, trova modo – nell’imprevedibilità del suo percorso – di rendere un servizio, di dare un passaggio, o esser d’aiuto a sconosciuti e diversi compagni di viaggio con i quali ne condivide un pezzetto.

In ogni momento, di ogni giorno e di questo tempo, è in atto una migrazione e sarà così fin quando le risorse avranno la possibilità di ridistribuirsi sul pianeta, offrendo alla vita preziose occasioni per continuare a cercare equilibri nell’incessante cambiamento delle cose. Eppure, l’indescrivibile bellezza che avvolge questi viaggi – e che si rivela con più chiarezza solo a chi può guardarli a grandi distanze di spazio e di tempo – nasconde pericolose insidie e prove complesse che impongono al viaggiatore una quotidiana e faticosa lotta per la sopravvivenza. Migrare o morire: è questa la condizione, reale o metaforica, che accende quell’impulso a lasciare tutto e ad andar via senza alcuna certezza di farcela, ma con in tasca una possibilità. Che sia un viaggio senza ritorno o senza una meta, che sia un regolare andirivieni, che sia breve o interminabile, sono solo alcune delle variabili che si combinano ogni volta in modo diverso e che rendono unico il percorso di ogni migrante.

Poche specie viventi sono esenti da una migrazione di qualche tipo, ma nessuna lo è davvero dalle difficoltà dell’esistenza. La specie umana è una di quelle che ha viaggiato di più nel corso della sua storia, ma è l’unica ad avere un enorme privilegio: la possibilità di studiare le migrazioni, per provare a svelarne i segreti, ma soprattutto quella di raccontarle.

È nel racconto che questo libro manifesta la sua essenza. Ogni capitolo è la storia di una grande migrazione narrata attraverso gli occhi di chi l’ha compiuta; ogni racconto è un ritratto che svela la figura di chi passa spesso inosservato e la presenza di creature straordinarie accomunate dalla capacità di imprese migratorie degne di nota: uomini e uccelli. Creature che troppo spesso crediamo di conoscere per somiglianza o per sentito dire; creature che ho potuto dipingere grazie alla generosità di chi ha aperto il suo cuore, affidandomi ricordi e speranze; grazie allo studio, all’osservazione e all’esperienza; grazie alla testimonianza della poesia e della letteratura d’ogni tempo; grazie a piccoli disegni che diventano ritratti o simboli della narrazione.

Il testo ripercorre brevemente la storia dell’uomo attraverso i grandi spostamenti di ogni epoca e descrive meraviglie e difficoltà della migrazione degli uccelli. Seguono dodici racconti che tracciano non solo contorni di identità, ma linee di contatto tra uomini e uccelli che – molto più di quanto si immagini – condividono strade, spazi e risorse. Risorse che con troppa avidità l’uomo ha strappato alla generosa Terra, divenendo l’unica tra le specie esperta nel prendere, ma incapace di rendere qualcosa al tutto, di essere risorsa. Non solo ingordo e ingrato inquilino della casa di cui s’è fatto padrone, ma anche pericolo per ogni altro ospite della stessa dimora che, accanto a lui, non è più al sicuro. Piante, animali e gli stessi uomini partecipano con difficoltà sempre maggiore ad una ricchezza che sembrava infinita e le creature che si mettono in viaggio, per la possibilità di conquistarne un pezzetto, sono tra le più delicate e bisognose di tutela, perché nonostante la fatica, i miraggi, i fallimenti, esse continuano a migrare per non rinunciare a quella possibilità che, spesso, è l’unica che hanno.

Il libro, dunque, servendosi della prorompente bellezza della natura e dell’umanità più autentica – che emergono da queste storie di migranti – vuol essere un’esortazione alla conoscenza dell’altro e un invito ad un cambio di prospettiva necessario alla revisione di un sistema completamente da riformare e di cui cambiamenti climatici, pandemie e guerre sono solo alcune delle conseguenze più evidenti. Alla base delle enormi problematiche ambientali e geopolitiche di cui tanto si parla c’è, forse, l’aver dimenticato che la Terra è la casa di tutti e che per provare a recuperare in minima parte gli equilibri perduti – o per cercarne di nuovi – è sempre più necessario condividere spazio e risorse con i nostri simili e con tutte le altre creature per una convivenza tra specie, garante della vita stessa.

Nell’estrema complessità del trovare le giuste soluzioni a grandi problemi, ascoltare le storie degli altri ci ricorda che non siamo soli e può essere, forse, un primo, umile passo per provare a guardare il mondo con altri occhi.

La copertina e le illustrazioni sono di Costanza Alvarez de Castro.

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Nel 1929 lo scrittore ungherese Frigyes Karinthy ha immaginato una teoria secondo la quale si può unire chiunque con chiunque altro su questo pianeta con una catena al massimo di sei conoscenze.
Sei Gradi è diventato uno spettacolo teatrale del 1990, un film, 6 gradi di separazione di Fred Schepisi del 1993 e un programma di Radio3 Rai a cura di Luca Damiani in cui attraverso una serie di legami e di punti in comune si fanno dialogare musiche e musicisti lontani nel tempo, nello spazio e nei generi.
In Entroterre Festival, Sei Gradi diventa un format live di dialogo – delle interviste travestite da concerto – con musicisti e il loro repertorio, sia originale che non, scandito da sette legami. Luca Damiani, direttore artistico del Festival, conduce le interviste.

Posto in piedi. Si consiglia di portare un plaid o uno stuoino.

Dopo lo spettacolo, ci sarà la possibilità di gustare i prodotti del territorio in una cena-degustazione al Circolo La Miniera.
Prenotazione obbligatoria chiamando il numero 347 411 1567.

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Il Parco Naturale Miniere di Formignano è un geosito di rilevanza regionale dell’Emilia-Romagna.

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Nel 1929 lo scrittore ungherese Frigyes Karinthy ha immaginato una teoria secondo la quale si può unire chiunque con chiunque altro su questo pianeta con una catena al massimo di sei conoscenze.
Sei Gradi è diventato uno spettacolo teatrale del 1990, un film, 6 gradi di separazione di Fred Schepisi del 1993 e un programma di Radio3 Rai a cura di Luca Damiani in cui attraverso una serie di legami e di punti in comune si fanno dialogare musiche e musicisti lontani nel tempo, nello spazio e nei generi.
In Entroterre Festival, Sei Gradi diventa un format live di dialogo – delle interviste travestite da concerto – con musicisti e il loro repertorio, sia originale che non, scandito da sette legami. Luca Damiani, direttore artistico del Festival, conduce le interviste.

Arturo Stàlteri, romano, si è diplomato in pianoforte al Conservatorio Alfredo Casella de L’Aquila. Ha studiato a Roma con Vera Gobbi Belcredi, a Parigi con Aldo Ciccolini e ha frequentato, come allievo effettivo, i corsi di perfezionamento di Vincenzo Vitale e Konstantin Bogino. 

Ha cominciato a farsi conoscere con il gruppo Pierrot Lunaire, uno dei nomi storici del rock progressivo degli anni settanta, una band che seppe mediare tra rock e classicismo, e con il quale ha registrato due album per la RCA.

Svolge una vivace attività concertistica, rivolgendo la sua attenzione, oltre alle sue composizioni, anche ad autori dell’area extra-colta. 

Il suo ultimo lavoro, DODECAGON,  dedicato all’opera di Philip Glass, è apparso per l’etichetta personale dell’artista statunitense. Attualmente, sta lavorando ad un nuovo disco, la cui pubblicazione è  prevista per la fine dell’anno.

In occasione dello spettacolo, il Bistrò La Cantera presenterà una speciale cena a tema. Il menù, un viaggio a tappe per i luoghi cari all’artista ospite Arturo Stalteri: da Roma, a Parigi, fino alla Romagna.
Orario: 20:00
Prezzo: 25€ a persona
Prenotazione obbligatoria al numero 0547 186 5945

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L’evento

Nel 1929 lo scrittore ungherese Frigyes Karinthy ha immaginato una teoria secondo la quale si può unire chiunque con chiunque altro su questo pianeta con una catena al massimo di sei conoscenze.
Sei Gradi è diventato uno spettacolo teatrale del 1990, un film, 6 gradi di separazione di Fred Schepisi del 1993 e un programma di Radio3 Rai a cura di Luca Damiani in cui attraverso una serie di legami e di punti in comune si fanno dialogare musiche e musicisti lontani nel tempo, nello spazio e nei generi.
In Entroterre Festival, Sei Gradi diventa un format live di dialogo – delle interviste travestite da concerto – con musicisti e il loro repertorio, sia originale che non, scandito da sette legami. Luca Damiani, direttore artistico del Festival, conduce le interviste.

In occasione del Festival Maccaferri della Chitarra Centopievese, si continua con Roberto Taufic: una vita vissuta tra il Brasile e l’Italia, accompagnata dall’inconfondibile sound jazz.

Entroterre Festival fa parte di Bologna Estate 2024, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.

Partner

Si ringrazia Fondazione Cassa di Risparmio di Cento.

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L’evento

Nel 1929 lo scrittore ungherese Frigyes Karinthy ha immaginato una teoria secondo la quale si può unire chiunque con chiunque altro su questo pianeta con una catena al massimo di sei conoscenze.
Sei Gradi è diventato uno spettacolo teatrale del 1990, un film, 6 gradi di separazione di Fred Schepisi del 1993 e un programma di Radio3 Rai a cura di Luca Damiani in cui attraverso una serie di legami e di punti in comune si fanno dialogare musiche e musicisti lontani nel tempo, nello spazio e nei generi.
In Entroterre Festival, Sei Gradi diventa un format live di dialogo – delle interviste travestite da concerto – con musicisti e il loro repertorio, sia originale che non, scandito da sette legami. Luca Damiani, direttore artistico del Festival, conduce le interviste.

In occasione del Festival Maccaferri della Chitarra Centopievese, è Alessio Colombini il primo a raccontarci la sua storia. Una vita passata allacciando musica classica e rock, creando immaginari per il teatro e la televisione.

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Si ringrazia Fondazione Cassa di Risparmio di Cento.

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Con Lucia Mascino Voce recitante
Orchestra della Toscana
Giacomo Bianchi Concertatore e violino
Flavio Giuliani Oboe

Conduce Luca Damiani


L’evento

Un’occasione da non perdere per ritrovare sia la grande musica di Johann Sebastian Bach che la più celebre opera di Antonio Vivaldi, che compie 300 anni quest’anno, con l’eccezionale partecipazione di Lucia Mascino.

I concerti delle Quattro Stagioni, magistralmente eseguiti dall’Orchestra della Toscana e con Giacomo Bianchi concertatore e violino solista, si alternano e vengono esaltati dalla lettura dei sonetti dello stesso autore e brani del volume di Federico Maria Sardelli, Lucietta. Organista di Vivaldi.
Poesia, stralci di vita quotidiana delle musiciste dell’Ospedale della Pietà di Venezia, a cui Vivaldi si dedicò tra il 1704 e il 1740, il tutto nella splendida cornice dell’Abbazia cistercense di San Galgano, in provincia di Siena. Un tentativo di imbrigliare, attraverso la parola, le sfuggenti evocazioni di grandi Maestri.

Programma musicale

Johann Sebastian Bach (1685 – 1750)
Concerto per violino, oboe e orchestra
in re minore BWV 1060R
Allegro / Adagio / Allegro

Antonio Vivaldi (1678 – 1741)
Le quattro stagioni
La Primavera
Concerto n.1 in mi maggiore RV 269
Allegro / Largo / Allegro pastorale

L’Estate
Concerto n.2 in sol minore RV 315
Allegro non molto / Adagio / Presto

L’Autunno
Concerto n.3 in fa maggiore RV 293
Allegro / Adagio molto / Allegro

L’Inverno
Concerto n.4 in fa minore RV 297
Allegro non molto / Largo / Allegro


Orchestra della Toscana
L’Orchestra della Toscana si è formata a Firenze nel 1980 per iniziativa della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze e del ’83 è diventata Istituzione Concertistica Orchestrale per riconoscimento del Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Composta da 44 musicisti, che si suddividono anche in agili ensemble, l’Orchestra realizza le prove e i concerti, distribuiti poi in tutta la Toscana, nello storico Teatro Verdi di sua proprietà. Si impone fin dagli esordi, sotto la direzione di Luciano Berio, come raffinata interprete dal barocco al classico romantico, fino al Novecento storico, con una particolare attenzione alla musica contemporanea. Ospite delle più importanti Società di Concerti italiane e impegnata in numerose Tournée all’estero, è oggi guidata dalla direzione artistica di Daniele Spini e dalla direzione principale di Diego Ceretta. 
I suoi concerti sono trasmessi su RadioRai Tre e su Rete Toscana Classica; incide per Emi, Ricordi, Agorà, VDM Records, Sony Classical, Warner Music Italia, NovAntiqua Records e Dynamic.

Giacomo Bianchi
Nato a Como nel 1988, si diploma nel Conservatorio della sua città e nel 2011 consegue il diploma di secondo livello nella classe del Maestro Alessandro Perpich nel Conservatorio di Ferrara. Ha ricoperto il ruolo di primo violino di Spalla dell’Orchestra del Petruzzelli di Bari, dell’Orchestra di Padova e del Veneto, dell’Orchestra Toscanini di Parma, dell’Orchestra del Teatro Lirico di Trieste, dell’Orchestra del Friuli Venezia Giulia.
Nel marzo 2023 ha vinto il concorso indetto dalla Fondazione, diventando la nuova Spalla dell’Orchestra della Toscana. Suona in duo da 15 anni con la pianista, nonché sua moglie, Giordana Della Rosa. Ha insegnato nell’anno accademico 2022-23 presso il Conservatorio di Musica “G.Lettimi” di Rimini. Suona un Enrico Rocca del 1912. Ama essere d’accordo con Glenn Gould quando soleva dire che “lo scopo dell’arte è la costruzione paziente, che dura tutta la vita, di uno stato di meraviglia e serenità”, ma è altrettanto convinto che possa essere anche procurare momentanee scariche di
adrenalina.

Flavio Giuliani
Nato a Monopoli nel 1969, ha compiuto gli studi con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Musica “Nino Rota” della sua città, con Mimmo Sarcina e Cosimo Larocca. In seguito si è perfezionato alla Scuola di Musica di Fiesole con Pietro Borgonovo e Giuseppe Garbarino e al Conservatorio Superiore di Ginevra con Maurice Bourgue ottenendo il “premier prix de virtuositè”. Ha collaborato come primo oboe con le Orchestre del Teatro Petruzzelli di Bari, dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, del Teatro “Carlo Felice” di Genova, dell’Orchestra da Camera di Mantova, dei Solisti Veneti.
È primo oboe dell’Orchestra della Toscana dal 1994, esibendosi anche in veste di solista nei Concerti di J.S. Bach, Vivaldi, Haydn,
Mozart e R. Strauss.

Prezzi e scontistiche
Acquisto sul posto: 10,00€
Acquisto online in prevendita: 5,00€
Prezzo speciale per i residenti nei comuni di Chiusdino, Monticiano, Radicondoli, Montieri, Sovicille (sia online che sul posto): 2,00€

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Evento in collaborazione con Fondazione San Galgano.

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L’evento

Nel 1929 lo scrittore ungherese Frigyes Karinthy ha immaginato una teoria secondo la quale si può unire chiunque con chiunque altro su questo pianeta con una catena al massimo di sei conoscenze. Sei Gradi è diventato uno spettacolo teatrale del 1990, un film, 6 gradi di separazione di Fred Schepisi del 1993 e un programma di Radio3 Rai a cura di Luca Damiani in cui attraverso una serie di legami e di punti in comune si fanno dialogare musiche e musicisti lontani nel tempo, nello spazio e nei generi.

In Entroterre Festival, Sei Gradi diventa un format live di dialogo – delle interviste travestite da concerto – con musicisti e il loro repertorio, sia originale che non, scandito da sette legami. Luca Damiani, direttore artistico del Festival, conduce le interviste.

Al Festival dei Borghi, il 7 luglio, alle parole e alla musica, si aggiungono i disegni di Ernesto Bassignano e il racconto di una vita immediatamente consacrata alla musica e all’arte e consapevolmente dedicata alla lotta popolare. Dall’amicizia con Francesco De Gregori all’impegno politico, il teatro e la televisione, che insieme hanno forgiato una mente brillante, attenta e sensibile ai cambiamenti del mondo. Il suo ultimo album Siamo il nostro tempo, uscito nel 2023, conferma quanto la sua straordinaria capacità di raccontare il presente sia più che mai viva e arguta. Un artista ancora oggi unico e necessario.

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Nel 1929 lo scrittore ungherese Frigyes Karinthy ha immaginato una teoria secondo la quale si può unire chiunque con chiunque altro su questo pianeta con una catena al massimo di sei conoscenze.
Sei Gradi è diventato uno spettacolo teatrale del 1990, un film, 6 gradi di separazione di Fred Schepisi del 1993 e un programma di Radio3 Rai a cura di Luca Damiani in cui attraverso una serie di legami e di punti in comune si fanno dialogare musiche e musicisti lontani nel tempo, nello spazio e nei generi.
In Entroterre Festival, Sei Gradi diventa un format live di dialogo – delle interviste travestite da concerto – con musicisti e il loro repertorio, sia originale che non, scandito da sette legami. Luca Damiani, direttore artistico del Festival, conduce le interviste.

Protagonista del secondo incontro, in occasione del Festival dei Borghi, è il pianista Carlo Negroni.
La sua musica ormai da molto tempo è la confluenza di profili e sensazioni del Vecchio e Nuovo Mondo, libera da diktat mal vissuti, sempre pronto a mettersi in gioco ed in questo gioco l’improvvisazione convive, prende e dà ossigeno alla composizione. La musica di queste composizioni è un magma che durante i concerti si trasforma e si profila volta per volta nell’esperienza che vive Carlo Negroni e il suo pubblico.

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Nel 1929 lo scrittore ungherese Frigyes Karinthy ha immaginato una teoria secondo la quale si può unire chiunque con chiunque altro su questo pianeta con una catena al massimo di sei conoscenze.
Sei Gradi è diventato uno spettacolo teatrale del 1990, un film, 6 gradi di separazione di Fred Schepisi del 1993 e un programma di Radio3 Rai a cura di Luca Damiani in cui attraverso una serie di legami e di punti in comune si fanno dialogare musiche e musicisti lontani nel tempo, nello spazio e nei generi.
In Entroterre Festival, Sei Gradi diventa un format live di dialogo – delle interviste travestite da concerto – con musicisti e il loro repertorio, sia originale che non, scandito da sette legami. Luca Damiani, direttore artistico del Festival, conduce le interviste.

Il 5 luglio al Festival dei Borghi si inizia dall’incontro con Carlo Maver, uno dei pochissimi musicisti al mondo ad essere stato allievo del grande bandoneonista argentino Dino Saluzzi. Il programma musicale della serata è ispirato al suo ultimo album, Solenne, uscito a marzo per Visage Music, realizzato con il contributo di Bologna Città della Musica e Comune di Bologna. L’album è l’approdo di un lungo percorso musicale e geografico che ha visto Maver suonare con formazioni di vario tipo in luoghi come il Kurdistan, il Mali, il deserto del Sahara, l’Uzbekistan, il Turkmenistan, la Turchia e l’Indonesia.

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